Mario Borgognone: Parole per un amico generoso Babilonia N.86, Gennaio 1991
Il nostro primo contatto è avvenuto per telefono il 19 marzo 1990 e non è stato certo dei più cordiali. Il suo desiderio di fare “bella figura” e la sua scrupolosità lo avevano spinto a non mettermi al corrente dell’iniziativa benefica da lui autonomamente organizzata a favore dell’ASA fino a due giorni prima dell’evento, per paura di non riuscire a realizzarla nel modo sperato.
La mia accoglienza un po’ fredda era tuttavia comprensibile, in quanto come associazione non eravamo mai riusciti a stabilire qualche forma di rapporto significativo con i locali gay in precedenza. Perciò il silenzio su quell’operazione chiamata “Un fiore per amico” aveva lasciato spazio a diverse illazioni e mi aveva più allertato che incuriosito.
Superata l’iniziale diffidenza, dovuta anche al fatto che non sapevo della sua condizione di persona sieropositiva, sono stato io a invitarlo a entrare nell’ASA in modo attivo, non solo per partecipare ai gruppi di auto-aiuto ma anche per lavorare nell’organizzazione. Non se lo fece ripetere due volte. Si è buttato a capofitto nel lavoro cercando di sfruttare le competenze e le conoscenze acquisite nelle sue precedenti professioni.
In pochi mesi ha conquistato un ruolo decisivo in tutti gli ambiti dell’associazione ed è diventato punto di riferimento per molte persone sieropositive. Infatti si è reso presto disponibile per i colloqui di accoglienza, nonostante la piena coscienza del proprio stato fosse piuttosto recente, e ha dimostrato nei rapporti con i compagni di viaggio una forza d’animo capace di stimolare sempre la voglia di vivere rifiutando il vittimismo.
C’era qualcosa di veramente disarmante nel suo ottimismo e nella sua determinazione. Per esempio, riguardo al progetto che più lo ha coinvolto da prima dell’estate al suo ricovero in novembre, cioè la produzione del primo disco italiano dedicato all’Aids al fine di raccogliere fondi per l’ASA. Aveva preso molto a cuore il problema della nostra mancanza di una sede adeguata e aveva così deciso di pensare in grande, tentando di risolvere con l’iniziativa privata ciò che nessun intervento presso le Istituzioni era riuscito a ottenere. Per raggiungere tale scopo non si è risparmiato e aveva già messo in conto di terminare l’operazione discografica appena dimesso dall’ospedale.
Mario aveva un forte senso delle “pubbliche relazioni” e anche nei rapporti privati era particolarmente sensibile alle esigenze e ai piccoli dettagli della personalità altrui. Spesso è passato sopra a se stesso per soddisfare le richieste non espresse di chi gli stava accanto, per garantire una cornice di bellezza e di emozioni gradevoli.
Si è così conquistato nell’ASA in pochissimo tempo tanta stima e molto affetto sincero. Come riconoscimento delle sue doti umane, della sua presenza così vitale e del suo impegno in prima persona, il 5 novembre 1990 è stato eletto vicepresidente dell’associazione.
Negli ultimi mesi ha vissuto, per sua stessa ammissione, a un ritmo accelerato in cui l’intensità delle emozioni e la qualità della vita hanno rappresentato delle priorità assolute. Tutti quelli che hanno partecipato al 1° Convegno Nazionale delle persone sieropositive ricorderanno certo con tenerezza quella sua voce roca spesso interrotta dai colpi di tosse, mentre con intelligenza e simpatia svolgeva il compito di moderatore e padrone di casa. La malattia non poteva aver ragione del desiderio di essere presente in un’occasione tanto significativa e coltivata con cura.
Di una cosa sono particolarmente fiero a suo riguardo: l’ASA è stata la sua nuova dimora emozionale anche perché vi ha trovato, in modo del tutto fortuito, quell’amore di coppia cui temeva di dover rinunciare per sempre a causa dell’Aids. La sua esistenza si è così conclusa all’insegna di una pienezza reale che ci aiuta ad accettarne la fine. Mario Borgognone è morto il 26 dicembre 1990
Mattia Morretta