Stile balneare in Sicilia
Sul litorale orientale, tra le provincie di Catania e Messina, si trovano due spiagge «gay» a poca distanza tra loro a nord di Taormina.
La più vicina alla perla del turismo e della mondanità è piuttosto affollata nei weekend estivi, non solo da turisti ma anche dalle nuove generazioni di gay isolani, cresciuti nella Catania d’avanguardia, che non vuol essere da meno delle città del continente in fatto di locali di tendenza e di divertimenti.
Cellulari squillano in continuazione, il nudo integrale si mescola ai costumi firmati e agli accessori all’ultima moda. Nel pomeriggio si avverte un’atmosfera non di appartenenza (che presupporrebbe identità e contenuti condivisi) bensì di unione che fa un po’ di forza, almeno per una manciata di ore.
In fondo, è una forma di occupazione di suolo pubblico, aleatoria rivendicazione di un territorio e nello stesso tempo elementare strumento di autoriconoscimento.
Assemblare tante singole particelle, tuttavia, non fa un insieme organico o strutturato, come una folla non fa una collettività. Appena si scompone la scena e mano a mano che aumentano gli spazi vuoti sulla spiaggia, sale la sensazione di fragilità, dispersione, evanescenza; rimangono i soliti riti di isolati tra estranei.
Durante i giorni feriali, specie al mattino, sono pochissimi i bagnanti, aumentano un poco verso il tramonto per i consueti passaggi di coloro che cercano, si fa per dire, compagnia. Nessuna traccia allora della riserva protettiva o difensiva, soltanto un clima da ultimo approdo, che può avere un suo fascino.
In una zona più periferica e frastagliata, con un orizzonte chiuso da scogli e anfratti, si dispongono i meno inclini alla visibilità o i più interessati alla concretizzazione sessuale. Proprio al di sopra della area più raccolta corre la ferrovia, tanto vicina che i viaggiatori affacciati ai finestrini dei treni incombono su coloro che giacciono sulla spiaggia sassosa o in acqua.
Capita perciò che grida e contumelie risuonino all’improvviso dall’alto: sono i passeggeri che esprimono il loro sconcerto o livore per le nudità troppo esposte o sfacciate, o peggio ancora (a ragione) per approcci sessuali spinti troppo oltre, fino all’atto osceno in luogo pubblico.
I protagonisti sono esibizionisti senza scrupoli o amanti del pericolo, i quali sembrano resi più audaci proprio dalla presenza degli altri gay disposti a corona all’intorno, testimoni ritenuti complici, sui quali inconsapevolmente si appoggiano per osare sentendosi più forti.
Più a nord, all’altezza di Capo S. Alessio, lo scenario cambia e dominano gli spazi aperti, la spiaggia a perdita d’occhio e il mare infinito. In una lingua di sabbia punteggiata da qualche ombrellone si alternano uomini nudi e in costume, i primi pronti a coprirsi all’apparire al largo della motovedetta delle forze dell’ordine, che vigilano sui trasgressori.
Alle spalle, in posizione rilevata e a ridosso della strada sopraelevata, c’è un boschetto ameno, che offre ombra e refrigerio per la colazione e la siesta, nonché opportunità di contatto sessuale.
È la Trinacria più autentica e immutabile, in cui gli elementi naturali e il paesaggio dominano su tutto. L’atmosfera è modesta e più dissimulata, in miniatura si nota un accenno alla delimitazione di un territorio, la caccia nel bosco è più facile e attiva, il silenzio è una forza incombente.
Se si accetta il saluto, ci si trova di fronte a fiumi di confessioni e racconti. Tema principe «la coppia», in tanti dichiarano di averne una al momento o di averla avuta, oppure la prospettano; si dicono gelosi del partner e sospettano scappatelle. Eppure non considerano le proprie avventure extracoppia, date per scontate, quali tradimenti.
Il sesso è un passatempo, uno sfizio, una esercitazione per tenersi in allenamento, un giochino per scongiurare il tedio e non pensare al trascorrere inesorabile del tempo, un fremito nella sostanziale rassegnazione, un gesto scaramantico contro la morte.
Non credono nell’amicizia tra omosessuali, il compagno è l’unico amico, sul quale riversare tutte le esigenze e nel quale trovare un minimo di sicurezza, un angolo d’ombra in una terra assolata, uno scoglio in un mare impetuoso.
Sono "omosessuali" o "gay"? Le loro sono «unioni civili» da ratifica politica e giuridica? Paiono domande inutili al cospetto dell’imponente vulcano poco distante, la cui voce mette tutti a tacere e fa chinare la testa.
Mattia Morretta (2005)