Alienazione e liberazione sessuale, 1978
6 Ottobre 2014
Il cesso degli angeli, 1979
6 Ottobre 2014

Anghingò il mio voto a chi lo do?
Volantino del Collettivo di Liberazione Sessuale di Milano nel 1979, ripubblicato con testo originale in L’ultima pagina, Babilonia N. 155, Maggio 1997

In periodo elettorale c’è sempre grande mobilitazione. Chi si preoccupa del partito e dei comizi e chi si preoccupa dell’abito da indossare per recarsi al seggio. Noi questa volta non ci buttiamo nella mischia, non solo per considerazioni igieniche, ma pure per questioni politiche e di principio.

In effetti, nonostante il gran vociare della stampa sulla diversità e sui gay, ben poco è cambiato per gli omosessuali, anche e proprio a partire da quelli impegnati in collettivi, radio e in genere nel movimento.
Qualche spazio sui giornali d’opposizione o qualche rubrica alle radio libere non testimoniano che una tentennante e poco sentita apertura dei “compagni” verso quelle realtà che per un verso o per l’altro hanno qualcosa da dire contro il capitalismo.

I “compagni omosessuali” infatti sono accettati solo in virtù di una scusante: quella di essere di sinistra, così come nella società gli omosessuali sono quasi giustificati per via dell’ereditarietà, dell’estro artistico o delle doti intellettuali.
L’essere “compagno” per un frocio è come aver diritto ad una sorta di indulgenza plenaria, a patto però di non insistere più sul “frocio” che sul “compagno”.

Prova tangibile di ciò è il fatto che, negli appelli politici dei compagni nelle più svariate occasioni, si faccia riferimento alle 1001 possibili condizioni economiche e sociali (donne, giovani, anziani, handicappati, emarginati, drogati, spazzacamini, zombie, bantù), ma mai si accenni al problema dell’omosessualità e agli omosessuali. Probabilmente i compagni ritengono più importanti gli antropofagi del Camerun che gli squallidi omosessuali. La logica è corretta, comunque, se la posta in gioco è la rispettabilità perbenista!

È pertanto penoso che qualche omosessuale si affanni ancora nel tentativo di farsi prendere in considerazione dai gruppi dell’estrema sinistra mediante dichiarazioni di fede politica, bisogno di unitarietà o solidarietà.
Questo elemosinare spazi e briciole pagando in negazione di identità sessuale è una trappola troppo meschina per accettare di caderci di nuovo.

Non che si richieda più attenzione alla problematica sessuale per sfizio personale o per intenti corporativi; quel che si rivendica, al di là di uno specifico altamente rilevante, è una revisione generale della lotta politica e della Politica stessa, partendo dalla questione del desiderio erotico.
Dal punto di vista della sessualità e della psicologia non c’è partito di sinistra che tenga!

Non parliamo del Pci, che scopre ora in maniera mistificante l’esistenza delle donne e della contraddizione etero-sessuale, lasciandoci ben sperare che fra qualche secolo possa scoprire anche gli omosessuali.
Non parliamo neppure del Psi che, nonostante l’ambiguo garofano, propone l’aumento della paga dei militari pur di evitare loro il contatto col mondo omosessuale.

Parliamo invece dei vari Pdup, Mls, Dp, Lc e via dicendo, i quali si fregiano della denominazione “nuova sinistra” o pretendono di essere più a sinistra del Pci che di più non si potrebbe!

Per noi votare, in fin dei conti, è proprio come scegliere di essere cotti nella padella di terracotta o nella pentola Lagostina, tutti i confort compresi. Votare Mls per poi ritrovarci con le ossa rotte non ci sembra il caso.
Votare Dp e annessi per veder trionfare (si fa per dire) la priorità dell’economico e la centralità operaia è pericoloso, perché potrebbe coglierci una trombosi cerebrale. A che pro, tra l’altro, stringere i cordoni per battere la Dc, quando questi cordoni potrebbero soffocarci?!

Votare Partito radicale è come calarsi nel pozzo di San Patrizio: c’è tutto per tutti i gusti! Ma, a ben guardare, tale disponibilità sconfina e si perde nel patetico.
L’utilità poi di un omosessuale in più in Parlamento non è ben chiara, anche perché si tratta pur sempre di un “parlamento": di diritti civili si può anche morire, non solo vivere.

A conti fatti, dunque, non restano molte alternative: o non votare oppure presentarsi ai seggi bendati e tracciare una x a caso. Il rischio è che la Dc resti al Governo, suggeriscono i più perspicaci!
Ma c’è davvero tanta differenza tra un Andreotti e un Alberganti o de Grada?! Quasi sicuramente no, almeno per quel che ci riguarda.

Così, rischiando di passare per qualunquisti e per sconsiderati trasgressori della regola tattica-strategia, per questa volta faremo finta che le elezioni non siano altro che le eliminatorie di Miss Mondo.
Contrari (come le femministe) alla donna-oggetto, ci rifiuteremo di scegliere, anche perché nessuno si è preoccupato di iscriverci al Concorso…

Mattia Morretta