Cercasi amore
Legioni di uomini e donne, con una o l'altra inclinazione (o tutte e due), paiono da decenni in fila o in coda allo sportello di ricerca partner scomparsi. Le rubriche e gli spazi dedicati a tale attività sono forse le pagine più lette o visitate, anche solo per curiosità e divertimento. Il campionario è vasto, una vera e propria fiera dei desideri e delle ripulse, in cui coabitano le richieste più convenzionali e i gusti più singolari.
Un simile successo merita un’attenzione maggiore di quella concessa da coloro che liquidano il fenomeno con qualche battuta. Non è solo questione di cuori solitari e cacciatori falliti, buontemponi o frustrati. Non esiste un unico tipo di inserzionista e le motivazioni non sono uguali per tutti, benché il linguaggio sia comune.
Scorrere le colonne degli “annunci personali” significa sgranare un rosario di buoni propositi e cattivi pensieri, di preghiere e appelli disperati, di brani letterari e poesie in rima. Le fantasie più inconfessabili vengono condensate in poche frasi calibrate; aspirazioni spropositate trovano modo di esprimersi in quattro parole. Si è dinanzi ad un fiume di descrizioni minuziose o superficiali, un arcobaleno di capelli e occhi d’ogni colore, un prontuario di misure corporee talora indiscrete.
Si alternano amanti della natura e cultori della tecnologia erotica, donne vogliose e uomini superdotati, pelosi o glabri, ingenui o scaltri e via dicendo. Onesti ragionieri si dicono pronti a farsi schiavi di casalinghe sadiche; giovanotti universitari son disposti a soddisfare annoiate signore di mezza età, mariti passivi desiderano assistere all’amplesso della consorte con maschiacci burberi e potenti.
Ci sono poi coppie apertissime a scambi di qualsiasi tipo e gay alla ricerca del principe azzurro o del piacere senza complicazioni sentimentali. Insomma, chi più ne ha più ne metta. È tutto un brulicare di facce, corpo, vite, e vien da chiedersi: sarà vero?
Pare proprio che esista un mercato parallelo a quello ufficiale, anche individui senza particolari brame e senza problemi di disadattamento sembrano non resistere alla tentazione di gettare nel mare dei media la fatidica bottiglia con messaggio. Vuol forse dire che ci sentiamo tutti un po’ naufraghi e soli?!
C’è chi ricorre all’annuncio una tantum o solo occasionalmente e chi invece vi si dedica con costanza. Qualcuno se ne dice deluso, tanto agitarsi per nulla, le speranze sconfitte da insincerità e malafede dei molti che vantano bellezze e qualità inesistenti, oppure che nascondono dietro nobili vocaboli sordidi desideri.
Alcuni lamentano le mancate risposte o gli appuntamenti disertati, eppure ritentano. Qualcun altro elenca le conquiste fatte o l’amante recuperato fra tante fregature. Non manca chi trascorre lunghi periodi impegnato nell’opera di smaltimento della corrispondenza e nel tener fede a incontri fissati a destra e a manca, una specie di secondo lavoro e a volte unica forma di vita sociale.
Sicché l’autore del messaggio può essere il povero e brutto senza speranza o il dongiovanni impenitente, la donna di poche pretese o l’intellettuale di gusti difficili. È il mondo dell’insospettabile e dell’ovvio.
La pratica dell’inserzionismo nasce probabilmente come tentativo di risolvere il problema dell’incontro, reso sempre più complesso da contrastanti tendenze culturali. Da un lato infatti l’isolamento del singolo è una sorta di bene inalienabile, dall’altro lato la socializzazione è un dovere.
Conoscere qualcuno diviene un’impresa se non si hanno le carte in regola o non si può contare su qualche mediazione. L’atto di avvicinare un individuo potrebbe essere scambiato per un attacco o almeno un’ingerenza indebita; perciò è necessario avere a portata di mano una spiegazione per un simile azzardo.
Per questo molti si affannano nel frequentare luoghi e spazi in cui il rapporto con gli altri sia dato per scontato e giustifichi il possibile contatto. La discoteca e il club, la palestra e la sede di partito o l’oratorio permettono di sottrarsi almeno in parte all’angoscia del come e da dove incominciare.
La concorrenza è spietata e mette al bando bruttezza e mancanza di fascino. Piacere è un imperativo, sedurre è obbligatorio. Un immenso lavoro viene compiuto sulla propria immagine e sulle proprie capacità relazionali per rendersi desiderabili. Ciascuno è quindi il rappresentante di se stesso e deve riuscire a piazzarsi come prodotto.
L’ossessione di piacere” comporta però non solo la continua verifica della propria quotazione, ma anche l’esame costante del valore altrui. Tutto il gioco si svolge tra uno sguardo inquisitore e uno specchio impietoso, ognuno è merce e acquirente, ma spesso nessuno fa affari perché il fine è soprattutto entrare nel mercato e restarci.
Non ci si può astenere dallo scegliere ed essere scelti, dalla valutazione ansiosa dell’oggetto e di se stessi. Occorre saper creare un personaggio specifico ma non troppo, puntare sulla normalità e sulla diversità al contempo. Non essere identificabile in un tipo è altrettanto rischioso dell’essere eccessivamente definito, l’altro deve riconoscermi e stupirsi per “quel certo non so che” che mi distingue, in ogni caso deve valere la pena conoscermi, perché banalità e stereotipi sono vizi capitali. Insomma, provare per credere.
Chi non ce la fa e arranca, oppure chi vuol cercare di evitare la fatica sovrumana di un esame perpetuo, ha allora a disposizione lo strumento della "casella virtuale".
L’aspetto e il linguaggio verbale possono essere i nostri peggiori nemici, procurandoci discredito ed escludendoci dal commercio seduttivo. Interviene dunque il messaggio scritto, come un biglietto da visita che concede al mittente l’opportunità di far valere le proprie qualità più o meno nascoste e offre al destinatario una pausa di riflessione prima di emettere il verdetto.
In effetti, gli inserzionisti manifestano sovente nella scrittura una spavalderia e una forza d’animo che non possiedono nel contatto diretto o nello scambio verbale. Di persona non rendono altrettanto o non rendono per niente. Il timido, il solitario, il mediocre, l’eccezionale e il pensatore, tutti coloro che hanno qualche motivo per voler sfuggire alla norma ufficiale, trovano nell’annuncio un nuovo spazio di seduzione.
Si accede così a un mondo magico in cui il destino esiste e agisce, in cui c’è posto per tutti, perversi e santi, reietti ed eroi. Nonostante tutto prevale la fede nell’irrazionale, come nella letterina a Babbo Natale.
È pur vero che il gioco di fantasia va molte volte a discapito della casualità, perché si pretende il “su misura” e si programma il proprio “partner ideale”. Si seleziona l’altro dettagliando fin nei minimi particolari le caratteristiche che deve possedere, è il desiderio che forgia l’oggetto e non l’oggetto che scatena il desiderio. Viene esercitato in tal modo il diritto ad escludere, a rifiutare, con il gusto magari della vendetta e il godimento che sempre dà il potere di dire no. Chi non possiede i requisiti si astenga.
D’altra parte c’è un gran bisogno di sentirsi inclusi in qualche categoria o nel fantasma erotico di qualcuno, si ritorna perciò ai medesimi criteri di merito e valore di mercato del mondo da cui si è fuggiti. Diffidenza, precauzioni e predeterminazione la fanno da padroni, anche se permane la volontà di rendere possibile gli incontri nonostante i fallimenti e le condanne sociali all’isolamento. Il problema è ancora quello di sedurre, sorprendere grazie all’originalità, distinguersi con l’inventiva e battere la concorrenza.
Da un lato troveremo il tipo ossessionato dalla qualità che suddivide, classifica, dà voti; dall’altro lato il tipo che rifiuta la scelta dichiarandosi disponibile verso chiunque, soltanto perché non è interessato alle singole persone. Per uno si tratterà di pianificare rigidamente i possibili rapporti per esorcizzare il timore del rifiuto e il rischio dell’imprevisto; per un altro è importante sottrarsi alla noia e poter contare le avventure.
Di fondo resta la sfiducia in se stessi e negli altri, benché si possa intravedere qualcosa di positivo nel non rassegnarsi all’immobilità cui si è costretti dalle rigide leggi che disciplinano gli scambi interpersonali. Il casellario amoroso può anche essere in tal senso un momento di creatività in cui si cede alla lusinga di offrirsi un’altra chance, uscendo dai binari del quieto e consueto vivere.
Forse giocando la carta della sorte può verificarsi l’insperato, purché lo si voglia, l’inaudito e l’inedito appaiono all’orizzonte; tuttavia si sposta su una dimensione particolare, quella della distanza”, l’indistinta aspirazione al cambiamento.
Come dire che tutto può accadere, ma in fondo è meglio che non accada. Tanto che anche in questo caso la virtualità è preferita sovente al contatto reale. La questione dell’incontro umano rimane irrisolta.
Sarebbe forse il caso di riportare nell’esistenza quotidiana quella misteriosa sete di contatti vivificanti, quel desiderio di rinnovamento. Non rassegnarsi a rapporti opachi, insinceri e privi di comunicatività. A volte non conosciamo affatto chi ci sta accanto e, pur stando in pratica gomito a gomito, non l’abbiamo ancora incontrato.
Mattia Morretta (1987) Fascicolo n. 79, Enciclopedia Amare, Fabbri Editori