Le strane coppie
E' abbastanza frequente che uomini sposati accedano a esperienze omosessuali durante la gravidanza della consorte. Per alcuni si tratta della prima (e ultima) volta, per altri è un ritorno a contatti analoghi sperimentati nell’adolescenza. Delaisi De Parseval lo considera uno dei tanti comportamenti del maschio di fronte al misterioso potere femminile della procreazione, capace di alimentare sensi di inferiorità e impotenza, regressioni alla relazione madre-bambino con concomitanti fantasmi incestuosi, nonché desideri di maternità e “invidia dell’utero”. È il fenomeno della couvade ben descritto dall’antropologia.
A tali manifestazioni contingenti di omoerotismo fanno da contraltare le intricate vicende degli omosessuali coniugati. Vere statistiche in proposito non esistono, ma si ritiene che all’incirca il 10% degli omosessuali sia sposato e con tanto di prole. Che vadano considerati almeno formalmente bi-sessuali per il comportamento, non annulla il dato di fatto della priorità emozionale del loro orientamento.
Per quanto un retrivo luogo comune ritenga che gli uomini con problemi sessuali possano trovar rifugio nell’omosessualità, è assai più facile che le disfunzioni sessuali trovino asilo e copertura nelle storie eterosessuali istituzionali, ove le esigenze di facciata e di rispettabilità contano più della sessualità vissuta (non è necessario essere grandi amatori per trovar moglie e generare figli).
Troppo semplicisticamente, d’altra parte, il matrimonio viene considerato “prova” di eterosessualità, incompatibile con tendenze gay, oppure si etichettano come stranezze marginali le condotte omosessuali di uomini con la fede al dito. L’elenco di personaggi della storia e della cultura omosessuali e coniugati, o viceversa, è lungo: basti citare il mitico Giulio Cesare, prototipo di maschia intraprendenza eppure apostrofato “marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti”. Negli ultimi decenni l’immaginario collettivo è stato ulteriormente messo a dura priva da casi clamorosi di maturi padri di famiglia sottopostisi ad intervento chirurgico per il cambiamento di sesso e dal mutamento del panorama delle tecniche di fecondazione artificiale.
Il fenomeno degli omosessuali sposati non è omogeneo, sia per le diverse motivazioni di base sia per le scelte a lungo termine dei singoli. Se si tiene conto del fatto che l’accettazione dell’omosessualità è di norma un processo diluito nel tempo, si comprende perché esistano soggetti che “scoprono” e cominciano a praticare l’omosessualità solo dopo il matrimonio. Impulsi, desideri, fantasie rimasti a lungo in una sorta di limbo, fatto di attrazione indistinta e tensione pre-conscia, bussano infine alle porte della consapevolezza chiedendo udienza.
In un noto film americano, esemplarmente, un giovane medico approda ad un’intensa relazione omosessuale che pone fine al pur positivo legame con la moglie, la quale si trova alle prese con una rivelazione sconvolgente e del tutto inattesa. Non sempre, tuttavia, si arriva ad un chiarimento fra i congiuri, né tanto meno si prendono decisioni razionali.
Il più delle volte la consorte è completamente all’oscuro dell’inclinazione del marito e si preoccupa semmai di adulteri ortodossi. Motivazioni inconsce determinano la scelta da parte di un certo tipo di donne di uomini dei quali si intuisce la diversità solo a livello irrazionale. Esse perciò si adattano perché le loro stesse richieste si riducono al vincolo affettivo o a un tacito accordo sulla pacifica convivenza. Più raramente, i coniugi sono consci della situazione e trovano il modo di preservare la famiglia pur tra mille problemi di fronte ai congiunti e ai figli.
Oggi non mancano neppure matrimoni combinati in anticipo allo scopo di fornirsi una copertura sociale, talora reciproca. Capita, infatti, di leggere annunci personali nei quali qualche gay ricerca espressamente una donna compiacente o lesbica, disposta a fungere da partner ufficiale per mettere a tacere malelingue, sospetti, pressioni parentali, o anche per garantirsi l’ascesa professionale in dati settori.
Equilibri precari
Gran parte dei gay sposati vive comunque in condizioni ai limiti dello squilibrio psichico, costringendosi a rocambolesche avventure e interminabili sequenze di menzogne sempre sul punto di venir smascherate. Sotterfugi, scappatelle notturne, incontri furtivi nei luoghi canonici, rifiuto di qualunque coinvolgimento in rapporti più impegnativi sono allora i corollari obbligatori di un’incapacità di agire con coraggio o di un’affezione consolidata alla morbosità.
Sicché, quando hanno esperienze omosessuali essi sono perseguitati dai sensi di colpa e sentono incombere la spada di Damocle della meritata punizione, oppure dopo provano rimorsi nei confronti dei familiari e piangono lacrime di coccodrillo. Con la moglie c’è chi recita la parte dell’uomo al di sopra di ogni sospetto, calcando talvolta la mano della brutalità perché il sentimento di inferiorità incrementa l’aggressività maschile. Non c’è da stupirsi della credulità delle mogli e dell’abilità dei mariti, poiché la comunicazione è sovente al minimo nelle coppie regolari; è ordinaria amministrazione che sappiano ben poche cose l’uno dell’altra e che il non detto superi abbondantemente il condiviso.
In molti soggetti l’omosessualità è vissuta come un impulso insopprimibile contro il quale viene combattuta una lotta snervante, e la vittoria dell’una o dell’altra fazione ha comunque un gusto amaro. C’è chi convive con questa componente dissociata della personalità solo relegandola a puro sfogo fisico, una volta al mese o alla settimana. Sanno di essere intimamente coinvolti in quei pochi minuti, ma sarebbe pronti a firmare per la restrizione delle libertà personali dei gay. La scarsa stima di sé rende poi gli incontri sessuali indegni di memoria.
Non manca, però, chi ha raggiunto un equilibrio e paradossalmente si sente sicuro mantenendo uno stile di doppia vita. Sono gli individui che (come un personaggio del romanzo La stella rosa di Dominique Fernandez) sembrano sapere molto bene come e dove sistemare le proprie esigenze: la testa nel lavoro, l’affetto in famiglia e il sesso negli ambienti gay. Qualcuno sostiene, anzi, che sposarsi sia per un omosessuale addirittura una mossa vincente, poiché gli consentirebbe di coltivare il sesso desiderato senza incorrere nell’ostracismo sociale.
In un simile contesto di sdoppiamento di personalità, è tuttavia naturale l’affiorare di vissuti di alienazione e inautenticità: in nessun ruolo ci si sente pienamente se stessi. All’opposto, alcuni si assumono la responsabilità dell’orientamento sessuale e concordano con il coniuge per il divorzio o una separazione di fatto, optando per una vita da soli o con altri uomini. In qualche caso lo svelamento riguarda anche i figli.
Non vi sono studi sufficienti, ma tutto lascia pensare che non vi siano traumi particolari né maggiori sofferenze di quelle seguenti normalmente alla separazione. È noto che sui figli pesano soprattutto l’angoscia e la conflittualità dei genitori, e che l’onesta è più educativa dell’ambiguità.
Le mogli di uomini omosessuali si trovano in una condizione assai delicata. Usate come scudo, ingannate sui reali sentimenti provati nei loro confronti, strumentalizzate per scopi di cui sono ignare e illuse riguardo agli interessi del partner, se non trovano la forza di capire davvero in quale esperienza siano coinvolte, rischiano di trascinarsi in un’esistenza rassegnata o al contrario di impegnarsi in una battaglia persa in partenza. Per una donna essere tradita con un’altra può essere doloroso, eppure c’è possibilità di competizione. Quando il terzo vertice del triangolo è un uomo, lo smacco è totale e l’umiliazione più profonda, in quanto l’oggetto del desiderio del compagno è connotato da aspetti qualitativi e attributi del tutto estranei.
Problemi a parte sono il desiderio di paternità in un omosessuale e la possibilità di continuare a vivere con un figlio frutto di un matrimonio finito. In caso di separazione legale, il bambino di solito è affidato alla madre, che ben difficilmente accetta di consegnarlo al marito specie se omosessuale dichiarato. Coloro che, pur essendo omosessuali esclusivi, non intendono rinunciare ad avere un figlio e non vogliono legarsi ad una donna ricorrono oggi ad acrobazie, mistificazioni o pratiche illecite.
Non sorprende, pertanto, che sia stata sollevata dalle organizzazioni gay internazionali la questione dell’adozione per gli omosessuali, in correlazione con la regolarizzazione dei cosiddetti matrimoni gay già ammessi in alcuni stati stranieri, ove sono nati gruppi strutturati di padri gay per offrire appoggio ed esercitare pressione sull’argomento. Su una rivista fotografica è comparso di recente un servizio su un bambino statunitense con una strana coppia di genitori, entrambi baffuti. Due padri? Due alieni? Ai posteri.
Mattia Morretta (1986) Testo originale nel Fascicolo n. 45, 1986, Enciclopedia Amare , Fabbri Editori