IL QUOTIDIANO DEL SUDDomenica 14 maggio 2023, Anno 23 - N. 131, Pag. XIII
Morretta e l’eredità di Pasolini di Maria Palma Cesarini
«Pronunciare il suo nome sottovoce, mentre suonano le fanfare istituzionali, la folla di opinioni di chiunque ne possa trarre vantaggio e voglia accreditarsi tra gli epigoni, è veder riemergere dall’acqua un cadavere, non solo le sue carni straziate sull’arenile di Ostia, ma anche i ruderi di un’intera civiltà scomparsa».
Così Mattia Morretta, psichiatra e saggista, scrive in Di petrolio e poesia. L’eredità di Pier Paolo Pasolini (Edizioni Croce 2022), domandandosi se sia possibile, a quasi mezzo secolo dalla tragica scomparsa, una rilettura critica obiettiva di un autore sulla cui creatività ha sempre e negativamente inciso il pubblico ludibrio. La lente attraverso cui si osserva è quella del sesso, la cui matrice magmatica e primordiale, inabissata nel sottosuolo, viene simbolicamente richiamata dal petrolio del titolo, in un accostamento ossimorico con la dimensione aerea e sublimante della poesia.
A partire proprio da Petrolio, l’autore rivela infatti contenuti utili alla comprensione di fenomeni spesso sommariamente rubricati alla voce “omosessualità”: la pederastia di Pasolini viene correlata all’epoca classica, ai costumi tipici del mediterraneo, incluso il turismo sessuale, passando attraverso le voci di autori quali Proust, Lorca, Penna e molti altri.
Leggendo la prosa corrosiva e raffinatissima di Morretta, che si addensa sulle contraddizioni e sulle ambivalenze del personaggio, pare davvero di vederlo riemergere a poco a poco quel cadavere, il corpo di carne e visceri e quello poetico, in una cesellatura in cui le considerazioni psicologiche o storiche vengono intercalate e comprovate con brani tratti da poesie e lettere.
Eppure quella stessa spietatezza chirurgica non si attesta mai sulla mera mitizzazione o sulla polemica strumentale, come spesso è stato fatto, ma compie una catabasi profonda nel Pasolini di cui non si parla, dato per scontato, mantenuto nell’angolo buio in cui lui e milioni di altri uomini praticavano e praticano la loro “anormalità”.