Non avere più l'età: legami tra partner di diverse generazioni
Uno studio condotto in Austria qualche anno fa consigliava alle donne di scegliere partner con almeno quindici anni in meno, tenendo conto della “usura” più precoce del maschio. È proprio il contrario della convinzione comune in base alla quale si considerano migliori le unioni in cui la donna è più giovane dell’uomo.
Già nella Grecia antica si riteneva utile una disparità anagrafica molto marcata fra i coniugi. Per Aristotele l’età giusta era 18 anni per lei e 37 per lui; a sua volta Platone indicava nei 30-35 anni l’epoca più adatta per l’uomo ai fini della procreazione e suggeriva alla donna il matrimonio a 16-20 anni. Insomma, in pratica il marito doveva possedere il doppio o quasi degli anni della moglie.
In Cina, fin dai tempi di Gengis Khan, era considerato saggio sposare una donna d’età molto inferiore, in quanto ciò avrebbe assicurato un’eterna giovinezza. Qualcosa di simile è presente nella nostra cultura popolare, per quanto oggi sia diventato preminente il modello dell’accoppiamento tra persone all’incirca coetanee.
Quando la differenza si limita a qualche anno o al massimo a una decina, oppure i partner sono ancora al di qua della senilità, si è comunque disposti a passar sopra alla particolarità di certe unioni.
Coloro che hanno superato la sessantina rischiano commenti salaci e l’opposizione brutale dell’entourage quando rivolgono i loro interessi verso soggetti che a volte potrebbero essere loro figli.
Socialmente non è visto di buon grado il legame fra un anziano e una giovane, sarcasmo e riprovazione abbondano, benché si tenda a strizzare l’occhio alla “vecchia volpe” e a concedergli parecchie attenuanti.
Niente è invece ritenuto più scabroso di una relazione tra una donna anziana e un giovane. Non si trovano giustificazioni per tale accostamento, a meno che non si tratti della attempata prostituta in veste di maestra per il giovanotto alle prime armi.
Una coppia in cui l’elemento femminile può venir equiparato a una madre evoca fantasmi e inquietudini, poiché è facile rintracciarvi un significato incestuoso. Un secolare tabù grava inoltre sulla sessualità della “vecchia”, in particolare se ha generato figli. Ciò spiega il silenzio su simili unioni.
Alla ribalta della cronaca giungono in genere casi di uomini anziani che sposano o scelgono compagne con 30-40 anni di meno, se non adolescenti. Si tratta sovente di ricconi, intellettuali e artisti che l’opinione pubblica arriva a scusare in virtù della loro eccellenza e della posizione.
D’altra parte, romanzi e sceneggiati televisivi attingono spesso a situazioni simili, descritte con toni per lo più cupi e tragici per l’insistenza sulla gelosia e sulle difficoltà di comunicazione.
Si ammette che l’uomo possa concentrare i propri interessi sessuali e affettivi sulla "amichetta", facendone il perno della ruota dei progetti sul futuro. Lei può diventare quindi musa ispiratrice e consolare il suo senso di perdita, rappresentando un valido motivo per andare avanti.
Si fa fatica, di converso, a credere che la partner possa ridurre il suo mondo e i suoi desideri al contatto con un signore coi capelli grigi o bianchi, che possa trovare felicità tra le braccia di chi per definizione ha orizzonti limitati.
Talvolta l’anziano è visto come corruttore e profittatore, l’accoppiamento appare funesto perché destinato d essere improduttivo o pericoloso per la progenie. Si considera uno spreco il fatto che la giovinezza di lei venga offerta insensatamente a qualcuno che non può goderne appieno. D’altronde, nell’interesse della giovane per il “nonno” si sospetta un movente economico, mentre si tende a escludere una vera attrazione fisica: com’è possibile che lei lo desideri? In qualche modo è una mantenuta o una che ha fatto bene i propri calcoli. Al contrario, non è raro riscontrare nelle giovanissime una preferenza per l’uomo maturo o attempato. Il bisogno di dipendenza può assumere un carattere erotico perché i sentimenti sessuali non hanno ancora una meta ben definita. Poter contare su una venerazione e sentirsi completamente gradita riescono a far presa sul narcisismo di una ragazza, soprattutto se è alla ricerca di attenzioni e di protezione. La donna può essere tentata di diventare la ragione di vita dell’anziano, la sua pupilla e salvezza, può soddisfare il desiderio di dipendere senza esserlo in modo continuativo, divertendosi anzi a stimolare nell’amante la paura dell’abbandono. Può tuttavia essere molto rischioso assumersi il compito di restaurare il senso dell’esistenza in un individuo costretto a confrontarsi col problema della morte. La giovane gioca le carte dell’età, della freschezza e della gioia di vivere, un corpo fiorente e appetibile, un desiderio capriccioso e mutevole sono gli strumenti del suo fascino. Molte volte le risorse che alimentano questo fuoco provengono dal vecchio amante, realizzando un processo di “polarizzazione”: affinché lei viva, è necessario che lui rinunci alla propria vita, la crisalide si trasforma in farfalla anche grazie al lavorio dell’uomo. Sicché, convinto di nutrirsi del frutto della passione, egli può ritrovarsi a morire d’inedia svuotandosi e perdendo se stesso come punto di riferimento. Accade ancora più spesso che sia il soggetto molto in là negli anni a succhiare energie ai partner, anzitutto con una forte possessività trovandosi in uno stato di necessità. Le ansie riguardo all’identità, la squalificazione del ruolo sociale e le problematiche della vecchiaia lo conducono ad aver bisogno di una compensazione globale e assoluta. Egli aspira ad avere qualcosa di suo in modo inequivocabile ed esclusivo, una specie di giardino privato sempre in fiore di cui egli possegga le chiavi perché altrimenti si sentirebbe minacciato e defraudato: chi fatica a respirare, non può dividere l’ossigeno. Dietro l’atteggiamento da spavaldo dominatore trapela un vissuto di fragilità ed impotenza. Altre volte la consapevolezza di non poter soddisfare le molteplici esigenze della giovane e di non poterle chiedere la rinuncia totale al resto del mondo, spinge l’anziano ad accettare di dividerla con altri. In tali relazioni non è mai assente un certo “vampirismo”, cioè il tentativo di assorbire il principio vitale di cui l’elemento giovane è portatore e simbolo. In fondo, nel desiderio di conquistare e possedere un oggetto d’amore, cui attribuire possibilità a lui precluse, il vecchio rivela anche un intento in parte distruttivo. Il fatto che la o il partner abbia dalla sua lo splendore della giovinezza e l’imprevedibilità del futuro, non può non scatenare una rivalità o una competizione. L’invidia si cela dietro la passione e porta a comportamenti nascostamente aggressivi, come se si volesse spegnere nell’altro quella vita che si sente defluire da sé. Si può usare la metafora del naufrago che, nello sforzo disperato di non annegare, si aggrappa a qualcuno e lo trascina sott’acqua. In effetti, il vecchio desidera che la persona sia il tramite della sua continuità o la sua reincarnazione, perciò rischia di aspirare a cancellarne l’autonomia e l’identità; non sopporta che chi è accanto risplenda di luce e sia giovane perché ciò gli ricorda la sua condizione a termine. Allora è comprensibile che, nonostante tutto, tenti di sopprimere in forma più o meno velata ciò che non può né avere né essere. In pratica, l’anziano punta ad assicurarsi una sorgente di energie vitali in esclusiva, che gli permetta sia di sopravvivere sia di trasferire parti di sé nell’altro essere umano. Tale desiderio può rivelarsi deleterio per lo sviluppo della personalità dell’acerbo oggetto del suo interesse. D’altra parte, non si può vivere per procura o interposta persona. Un conto è servirsi di una relazione come stimolo, un conto è strumentalizzare gli altri per risolvere conflitti nevrotici. Se nasce da un disadattamento psichico, l’attrazione nei confronti delle nuove generazioni rischia di peggiorare la situazione. Sono innumerevoli i casi di uomini attempati che si rivolgono a partner molto più giovani per sentirsi sessualmente stimolati. Di solito ciò rappresenta il tentativo di ristabilire ai propri occhi la potenza sessuale e rafforzare il proprio Io, dimostrando di essere ancora maschi capaci. I sessuologi statunitensi Masters & Johnson ritengono che sia la monotonia del legame coniugale a generare noia e bisogno di novità, la moglie avrebbe perso attrattiva ed effetto eccitatorio in quanto troppo risaputa. Il disinteresse o la stasi sessuale nel matrimonio vengono avvertiti come un peso dall’anziano che sogna perciò occasioni di rinnovata tensione. Anche nella terza età, comunque, l’uomo ha più possibilità di “sfogo” della donna, perché la società è assai più benevola al riguardo. Tuttavia il timore dell’insuccesso grava sul maschio, che può sviluppare risentimento verso la compagna temendo di non essere in grado di avere rapporti sessuali. Una nuova fonte di eccitazione sessuale può venir ritenuta una soluzione al deficit di erigibilità e desiderio, ma la preoccupazione passeggera può trasformarsi in impotenza definitiva quando ci si deve confrontare nel tempo con le aspettative di giovani amanti. È importante allora che l’anziano elabori un atteggiamento mentale equilibrato circa la condizione esistenziale e sappia trovare in se stesso una ragione per vivere, perché può avere molto da dare ed essere più ricco di tanti giovani all’anagrafe. Non è affatto detto pertanto che un vecchio debba “rubare” agli altri un po’ di vita. Conservando un ruolo e una dignità, è possibile al contrario stimolare la maturazione di coloro con cui si è in relazione affettivamente e socialmente. Mattia Morretta (1987) Fascicolo n. 82, 1987, Enciclopedia Amare, Fabbri Editori