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Fondazione Serughetti La Porta, Bergamo

SFUGGIRE IL CONSUETO SENTIERO

Parole di donne attraversano confini di spazio e tempo

TRA DI NOI L’OCEANO MODERNITÀ DI EMILY BRONTË ED EMILY DICKINSON
20 maggio 2022

Presentazione dell’incontro a cura di Carmen Plebani

Oh, è la luce degli occhi che deve dar la risposta,
ora che la Ragione, con sdegnosa fronte,
si fa beffe della mia rovina!
La tua dolce lingua perorare deve a mio favore
e rivelare perché ho scelto te!

Severo il Raziocinio viene a giudizio,
agghindato nelle sue scure fogge,
e tu, mio avvocato, resti muto?
No, angelo radioso, parla e di’
perché ho rigettato il mondo

Perché ho perseverato nello sfuggire il consueto sentiero che altri percorrono,
perché su un’anomala strada ho viaggiato,
ignorando ricchezza e potere,
ghirlanda di gloria e fior di piacere
(n. 170, 14 ottobre 1844)

Ho letto anche la parte iniziale della poesia di Emily Brontë, da cui abbiamo tratto ispirazione per il titolo di questa serie di incontri perché, come mi ha fatto notare Mattia Morretta, rende più chiara l’intenzione dell’autrice.
Emily si rivolge direttamente alla “luce degli occhi” affinché spieghi la sua perseveranza nel percorrere una “anomala strada”. Una luce degli occhi, quella rappresentata dalla scrittura, che sa vedere oltre e altro, sa immaginare e creare senza sottomettersi agli interessi della sola razionalità calcolatrice.

Diamo perciò ad Emily quel che è di Emily, scusandoci se abbiamo utilizzato le sue parole in senso un po’ lato. E diamo a Mattia Morretta quel che è suo, cioè la traduzione, oltre a questa, della quasi totalità delle citazioni presenti nel suo volume.

Leggendo per voi i versi, ho contravvenuto a un consiglio di Mattia che però vi faccio presente perché lo ritengo prezioso “Dickinson e Brontë condividono il primato del dire con la penna, per questo la declamazione dei testi non convince, li si apprezza meglio nella “visione” da soli, lasciandosene ispirare, oppure dedicandoli a qualcuno, pochi soggetti eletti.” (pag. 265).

Tra di noi l’oceano è un testo ricco, denso e affollato. Ricco perché sulle vite di Emily Brontë ed Emily Dickinson, vite “semplici e severe, prive di eventi ed effetti speciali, viaggi, mondanità, scabrosità, matrimonio e figli” (pag. 289), ci fornisce molte informazioni, descrizioni di luoghi, relazioni famigliari e amicali, letture frequentate, ma anche elementi del contesto storico, sociale e culturale, che aiutano a collocare ma anche a distanziare, come se delineando sfondi pubblici e domestici si stagliassero in modo più nitido le singolari individualità creative e geniali delle due scrittrici.

Il saggio traccia non solo accostamenti per analogie e differenze tra le due Emily, ma un vero e proprio rispecchiamento, un continuo andirivieni, come quello delle onde dell’oceano, metaforico e reale, evocato dalla Dickinson e ripreso dal titolo, oceano che divide e contemporaneamente mette in collegamento. Questo rispecchiamento, non semplice e non semplificatorio, ci fornisce molti attrezzi per entrare più in profondità nelle loro parole.

Un libro ricco e denso. Denso perché molti sono i temi che lo attraversano: la natura, la religione, la morte, l’amore… Non si tratta solo di contenuti generali ma di veri e propri percorsi che intersecano altre parole chiave: la solitudine, l’amicizia, la libertà, l’immaginazione creativa, la scrittura, il rapporto tra assoluto e quotidianità, tra mente e fisicità, i ruoli sessuali e le figure del maschile e del femminile, l’identità, solo per citarne alcuni. Argomenti letterari che si incrociano con temi filosofici, etici, psicologici.

Un libro ricco, denso e affollato.
Affollato perché Morretta invita a conversare con Brontë e Dickinson non solo studiose e studiosi delle loro opere, ma anche molti altri autori e autrici spaziando in epoche e generi letterari diversi. Sono più di cinquanta autori con testi citati: da Leopardi a Cristina Campo, dalla Cvetaeva a Dante, e via dicendo.

Mattia Morretta mette a disposizione, nostra e delle due Emily, le conoscenze legate alla professione di psichiatra, ai suoi studi e alle ricerche, competenze di una cultura a largo raggio che sa creare continui rimandi e costruire connessioni.
Il tutto è fatto con una scrittura non ammiccante e non indulgente, in cui le parole sono ponderate e scelte con attenzione. La stessa attenzione e accuratezza che viene richiesta a chi si approssima al libro e alle due scrittrici. Una scrittura “esigente” con se stessa e con chi legge.